Tra le abilità cognitive trasversali che sostengono l’acquisizione e l’uso sociale del linguaggio, un ruolo primario è svolto dalle funzioni esecutive (Miyake, 2000; Diamond, 2013). Le funzioni esecutive sono alla base di ogni comportamento intenzionale e svolgono un importante compito di autoregolazione. Facilitano l’attivazione, il monitoraggio e il controllo dell’azione e delle reazioni emotive, soprattutto nelle situazioni che richiedono la risoluzione di problemi (Marano, 2014). I bambini in età prescolare possono presentare quadri clinici complessi e articolati, con difficoltà in più aree dello sviluppo, tra i quali i più frequenti sono i disturbi di Linguaggio, i Disturbi Socio-Pragmatici-Comunicativi, i Disordini della Coordinazione Motoria e le Difficoltà di Autoregolazione Attentivo Motoria. Frequentemente è presente una comorbidità tra questi disturbi, specialmente nei bambini più piccoli, che non consente una diagnosi precisa, tanto da spingere il clinico a una presa in carico spesso generica se non attendistica, con una riduzione delle probabilità di ottenere un outcome positivo. Per tutti il caso dei Disturbi “Primari” del Linguaggio, che in verità si dimostrano al clinico attento (Ullman, 2004, 2005; Bishop, 2017) tutt’altro che dominio specifici. Infatti, sebbene siano caratterizzati prevalentemente dal deficit linguistico, di fatto sono frequentemente presenti in comorbidità con deficit cognitivi di natura extraverbale e socio cognitiva (Leonard, 2009; Lum, 2010; Henry, 2012; Pauls, 2016; Marini, 2017, 2020). Le ipotesi a sostegno della sola natura linguistica del disturbo non sembrano sufficienti a spiegare l’ampio range di deficit individuati. Parallelamente i bambini con Disordine della Coordinazione Motoria presentano frequenti difficoltà di linguaggio e di capacità sociale (Blank, 2012; Flapper, 2013, Geva, 2016). Senza parlare dei bambino con Disturbo Socio-Pragmatico Comunicativo che tanto spesso vengono inseriti in quel calderone diagnostico e riabilitativo del Disturbo Misto di Sviluppo (Valeri e Marotta, 2015; Cuva, 2015). Per questo motivo l’intervento riabilitativo fin dal primo sviluppo deve considerare questa interconnessione tra linguaggio, autoregolazione e capacità di adattamento alle richieste ambientali. E’, pertanto, indispensabile, un approfondito assessment di funzioni cognitive, emotive, linguistiche, motorie e di quei processi trasversali di controllo rappresentati dalle Funzioni Esecutive.
CORSO DI PRIMO LIVELLO: LA VALUTAZIONE
Il corso di I livello ha come obiettivo principale la formazione di terapisti in grado di scegliere per ogni bambino il protocollo di valutazione più adatto per la stesura del progetto e del programma riabilitativo in bambini con Disturbo Primario di Linguaggio. Questo presuppone oltre all’approfondimento dei principali modelli teorici di riferimento, una profonda conoscenza delle procedure diagnostiche e degli strumenti di valutazione per ogni specifica fascia di età.
Durante il corso ampio spazio verrà dedicato alla pratica clinica, attraverso la presentazione dei più recenti strumenti di valutazione e per mezzo laboratori specifici sulla somministrazione sull’interpretazione dei risultati. Saranno poi presentati numerosi casi clinici sui quali gli allievi dovranno applicare le procedure e, soprattutto, le metodologie oggetto del corso.
L’obiettivo finale è quello di rendere il terapista “attore” nel processo di valutazione delle abilità cognitivo linguistiche e comunicative del bambino e non semplice “esecutore” di protocolli standard.
Il corso vuole così rendere l’allievo sempre più in grado di attuare quel “ragionamento clinico” che consente di individuare le reali priorità dell’intervento e di ottimizzarne efficienza ed efficacia sulla base delle più recenti evidenze scientifiche.