Le Abilità di Comunicazione dell'Operatore Sanitario

Le abilità di comunicazione dell'Operatore Sanitario

Il cardine dell'approccio "Person Centred" è che l'azione dell'Operatore Sanitario, che ha come obiettivo fornire al paziente un adeguato supporto tecnico per la prevenzione e cura della malattia, si realizza focalizzando l'attenzione non solo sugli elementi tradizionali della raccolta delle informazioni (anamnesi, esame clinico, indagini, ecc...) ma nello sforzo sviluppare l'intervento tarandolo sul paziente e sul suo vissuto di malattia (illness), in una sequenza d'azioni in cui la parola chiave è "consapevolemente" (1).

Implica quindi che il professionista padroneggi non solo le conoscenze mediche tradizionali, ma abbia sviluppato adeguate conoscenze, competenze e abilità anche nel campo della comunicazione e relazione efficace, argomenti che fanno parte del moderno Counselling.

Sulla base dello specifico di ciascuna persona e del momento e della situazione, l'una o l'altra delle tecniche e abilità relazionali potranno essere utili .

La capacità di relazionarsi più o meno efficacemente con il paziente viene talora, ed erroneamente, considerata nell'ambito delle "abilità innate". Come abbiamo sopra accennato citando solo alcuni items, ciò non è.

 

Sono davvero abilità innate?

Pur rimanendo ovviamente caratteristiche e peculiarità diverse da persona a persona, si può "imparare" a comunicare, a muoversi "consapevolmente" nel delicato equilibrio del ricevere e dare informazioni, passando da uno stile "reattivo" (agisco istintivamente) ad uno "proattivo" e professionale (mi muovo consapevolmente avendo chiari gli obiettivi, il metodo, la strategia, i tempi, ecc..). Ciò non significa rinunciare ad avere emozioni o avere un proprio personale "stile" di comunicazione. Al contrario.

Pensiamo, ad esempio, alle emozioni che è possibile provare in una semplice visita (sicurezza, tranquillità, soddisfazione o anche ansia, paura, incertezza, irritazione, rabbia ecc..), variabili in ragioni di mille cause che richiamano al nostro vissuto personale o alla tipologia e alla storia relazionale con il paziente. Non esiste seria possibilità di avere relazioni efficaci e durature con il paziente se non si riesce ad essere presente e consapevole nella relazione con tutto se stessi, quindi prioritariamente con le proprie emozioni.

D'altronde, ed è qui la chiave, avere consapevolezza di ciò che si prova non è sinonimo di essere dominati dai propri impulsi: si può imparare a gestire la propria rabbia o stanchezza o anche si può imparare a comunicare più efficacemente ecc...

Si ribadisce quindi il concetto che sulle abilità di comunicazione si può e si deve lavorare, quantomeno perchè parte integrante dell'atto medico in una visione person centred.

Le tecniche di comunicazione di per se non sono ne buone ne cattive, così come non lo è il danaro, l'automobile o qualsiasi altro strumento. Saper comunicare potrebbe servire anche a manipolare (le famose tecniche di vendita, di cui non pochi di noi sono stati vittime!).

In medicina, in cui in definitiva si potrebbe affermare che "il medico vende salute", l'obiettivo non potrà però mai essere manipolare il paziente, seppur "a fin di bene", perchè faccia le cose "migliori" per lui. Nel rispetto della carta dei diritti dell' uomo, obiettivo sarà lo sviluppo dell'empowerment personale e sociale del bambino e della sua famiglia: in altre parole la nostra azione sarà tesa ad "accompagnare" e "facilitare" scelte libere, in cui "consapevolmente" (ritorna questa parola, quasi musica di fondo dell'intero articolo) i genitori si orientino verso percorsi e opportunità di salute e ben-essere del bambino e dell'intero nucleo familiare.

 

Bibliografia

  1. Miller G. et al, (1973,)Piani e strutture del comportamento, Franco Angeli, Milano

 

 

 

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