I cardini di un medico

Quando si prova a leggere la giornata di un medico e di un pediatra, focalizzandola, soprattutto, alle dinamiche relazionali, appaiono evidenti alcuni elementi che forse potrebbero passare sotto silenzio a chi si limitasse ad elaborazioni teoriche della comunicazione medico-paziente.

Per desiderare di sviluppare relazioni empatiche bisogna averle sperimentate direttamente, tanto da apprezzarne sulla propria persona la potenza e il calore.

In effetti, poichè si impara a sviluppare relazioni efficaci nelle diverse situazione solo avendole "subite" e "vissute", ciò implica che lo studio del counselling non può avvenire tanto "sui libri", ma ha bisogno di pratica e di quelli che vengono chiamati "laboratori relazionali".

E' quindi necessaria una diversa "tipologia" didattica (esperenziale, interattiva, ecc..) rispetto ai tradizionali insegnamenti di medicina, in cui vi sia un coinvolgimento diretto e "faticoso" del docente che, con il suo modo di agire nell'interazione con il discente, insegna "con tutto se stesso".

Essere centrati sul paziente è un percorso anch'esso faticoso. Necessita di spazi mentali, tempi interiori, forza: tutti elementi che non sempre il medico riesce a liberare nella quotidiana e complessa routine assistenziale. Tuttavia l'esperienza insegna che l'approccio person centred è come un habitus mentale in cui, con la formazione e la pratica, si arricchisce la scelta di fondo con prassi e tecniche, strumenti di grande aiuto soprattutto quando stanchezza o altro interferiranno. E' come quando si impara a guidare l'automobile : all'inizio è difficile anche solo partire senza fare spegnere il motore, si guida concentratissimi con le due mani sul volante, si vede solo la strada, preoccupati di ogni variabile (il semaforo, l'incrocio, ecc..). Ben presto però si acquista dimestichezza, si inizia ad abbassare una mano dallo sterzo, poi via via ci si abitua a guidare pensando ad altro, sbadigliando, parlando al cellulare, ecc...

La medicina person centred, va ribadito, non sarà mai un'insieme di tecniche, perchè non è tanto un modo di fare ma un modo di essere. E' un approccio che risulta "funzionale" ed "efficace", ma difficilmente riuscirà ad essere applicato a lungo e nelle non rare situazioni di criticità solo per questi motivi. Per svilupparsi non come una sovrastruttura ma come una reale opportunità di ben-essere, non solo per il paziente, ma anche per il medico, implica in effetti che il Sanitario sia intimamente convinto di alcuni valore di fondo:

  • che ciascuna persona che si incontra è un valore.

  • che ciascuno ha il diritto di essere accettato per quello che è

  • che il compito del medico non è di fare le scelte al posto del paziente, bensì di metterlo in condizione di orientarsi verso opzioni di salute, nel modo più libero e consapevole possibile (empowerment)

 

 

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