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L’acne, è una delle patologie dermatologiche più frequenti per la quale il paziente richiede una consulenza specialistica. Si tratta di una malattia infiammatoria che interessa circa il 79‐95% della popolazione giovanile occidentale, il 40‐45% di giovani adulti di età superiore ai 25 anni, ma in rari casi anche pazienti in età pediatrica.
La patogenesi è multifattoriale e vede coinvolti fattori genetici, ambientali, ormonali e individuali come regimi alimentari e stili di vita scorretti, che giocano sull'acne un ruolo preponderante. L'aumento degli androgeni e del GH durante l'adolescenza, la successiva anomala desquamazione dei follicoli piliferi con occlusione dei dotti pilosebacei, la colonizzazione da parte del batterio saprofita Propionibacterium acnei, e la concomitante risposta infiammatoria, determinano la comparsa delle tipiche lesioni acneiche.
A tali fattori si aggiunge, in periodo di pandemia da Covid, un nuovo elemento scatenante, ”l’acne da mascherina”, che può coinvolgere pazienti di tutte le fasce di età.
La sempre maggior conoscenza dei processi patogenetici dell’acne ha portato allo sviluppo di nuove terapie, non solo topiche, farmacologiche e dermocosmetiche, ma anche strumentali come ad esempio la laserterapia, e/o la terapia fotodinamica, indicate nel trattamento dell’acne attiva e delle cicatrici che affiancano la terapia anti-acne sistemica convenzionale, come la terapia antibiotica e l’isotretinoina orale.
Nella gestione, non sempre facile, del paziente acneico, è necessaria un approccio terapeutico combinato che comprenda, non solo una corretta valutazione clinica del tipo di acne, ma anche di una serie di altri fattori come la presenza di comorbitità, soprattutto di natura ormonale, l’età del paziente, lo stato emotivo, la stagione dell’anno per il rischio fotoesposizione quando si vogliano effettuare trattamenti dermoestetici-curativi e tanto altro.
I fattori ambientali, quali alimentazione e stile di vita, sono considerati importanti nell'insorgenza e aggravamento dell'acne.
L’eccessivo apporto glicemico determina un aumento della secrezione delle ghiandole sebacee, e quindi di sebo, causa scatenante delle lesioni acneiche.
Il consumo frequente di cibi ad alto indice glicemico, potrebbe esporre gli adolescenti ad iperinsulinemia acuta, da cui deriverebbe una aumentata biodisponibilità di ormoni androgeni e aumentata concentrazione di IGF-1 (fattore di crescita insulino simile) direttamente collegato con la produzione di sebo.
La dieta mediterranea, caratterizzata principalmente da alimenti a basso indice glicemico, ed un elevato consumo di olio d’oliva, ortaggi, legumi, prodotti integrali, frutta e noci, possiede un consistente fattore protettivo nei confronti dell’acne. Nella dieta mediterranea, l’assunzione di grassi animali saturi, inoltre, è relativamente bassa, e il moderato consumo di pesce fornisce un apporto sufficiente di grassi polinsaturi, che contribuiscono a ridurre il colesterolo LDL e ad aumentare l’HDL.
È stato dimostrato, inoltre, che esiste una forte associazione tra l’acne e l’assunzione di latte vaccino in relazione alla presenza nel latte di ormoni (estrogeni, progesterone, precursori androgeni etc) alcuni dei quali sarebbero implicati nella comedogenesi. Inoltre il latte contiene sostanze bioattive che agiscono sull'unità pilosebacea (glucocorticoidi, IGF1, TGF-beta).
Considerando inoltre il ruolo protettivo del controllo della obesità e di un basso BMI, si può affermare cha la corretta alimentazione abbia una importanza fondamentale nel controllo di questa patologia. Inoltre, negli ultimi anni, diversi studi scientifici hanno dimostrato come un non corretto comportamento alimentare, associato o meno allo stress, a farmaci o patologie concomitanti, possa provocare uno squilibrio tra le specie microbiche intestinali residenti, che formano il cosiddetto «microbiota intestinale», dando luogo ad uno stato definito “disbiosi”, responsabile a sua volta di risvolti patologici anche a livello sistemico.
La disbiosi intestinale è correlata a varie malattie, comprese quelle a carattere infiammatorio come l’acne.
Ma come non considerare anche l’elemento “attività fisica” nelle opzioni terapeutiche?
L’esercizio fisico svolto con regolarità produce effetti antinfiammatori nell’organismo ed è in grado di proteggerlo dalle patologie associate all’infiammazione cronica, come l’acne.
Questi effetti vengono mediati, in particolare, da una riduzione del tessuto adiposo, e dalla conseguente riduzione delle adipochine da questo rilasciate, da un riequilibrio dell’assetto ormonale ed una migliore sensibilità dei tessuti all’insulina. Perchè gli effetti benefici dell’esercizio possano essere massimizzati, è importante inserirlo nel proprio stile di vita, gestendo opportunamente i vari parametri allenanti per il controllo dello stress, che può contribuire all’insorgenza o ad un peggioramento della malattia.
Italian Medical Research
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