Corso Residenziale
Il microbiota è l’insieme dei microrganismi -batteri miceti virus- che colonizza il nostro organismo, in particolare le superfici di contatto quali cute, intestino, sistema genito-urinario, dalla nascita in poi; è attualmente considerato un organo fondamentale nel modulare il sistema immunitario e il processo metabolico.
Il genoma microbico può essere considerato la parte variabile del genoma umano, quella che consente al nostro organismo di adattarsi agli stimoli esterni quali: la tipologia della dieta, farmaci, antibiotici, stress, esercizio fisico la denutrizione, l’iperattività, i conservanti presenti nei cibi, gli antibiotici, lo stress, l’esercizio fisico. Tali fattori ambientali agiscono durante l’evoluzione dell’uomo e dominano sulla genetica individuale nel condizionare la tipologia del microbiota dell’individuo, che si modifica in particolare in relazione alle diverse età ed in rapporto alle caratteristiche del singolo.
La eubiosi è una ben determinata composizione del consorzio microbico che indica la diversificazione del patrimonio batterico intestinale ovvero un ampio microbioma e una grande adattabilità, al contrario la perdita di specie microbiche o disbiosi induce una scarsa biodiversità che rende il nostro organismo meno adattabile e favorisce l’insorgenza di patologie.
Recenti studi hanno evidenziato forti legami tra l’infiammazione e la patologia intestinale, la disbiosi e le malattie della pelle. Nei pazienti dermatologici si notano alterazioni del microbiota intestinale caratterizzate da scarsa diversità e ricchezza microbica del tutto simili a quelle dei pazienti affetti da malattie infiammatorie intestinale come per una possibile via di attivazione infiammatoria comune. Di fatto l’alterazione di meccanismi molecolari e immunitari che regolano il rapporto tra l’ospite e i suoi batteri intestinali possono, in determinate condizioni, diventare la causa o l’innesco di alcune patologie cutanee ed intestinali. Per molte di queste patologie non c’è una cura definitiva mentre la modulazione del microbioma sembra rappresentare una potenziale via terapeutica in grado di migliorare i sintomi e ritardare le recidive.
Diversi sono i fattori che possono alterare la composizione della flora batterica tra i quali la cattiva alimentazione quale la dieta occidentale (Western Diet) caratterizzata dal consumo prevalente di zuccheri semplici e grassi saturi e l’obesità.
Il tessuto adiposo addominale a sua volta si comporta come un organo endocrino che produce fattori ad azione pro e anti infiammatoria come le citochine, gli ormoni, le proteine della fase acuta e acidi grassi non esterificati, tutte sostanze in grado di indurre dislipidemia, insulino-resistenza e stato pro infiammatorio/pro-trombotico, per cui il ruolo della corretta alimentazione e, del mantenimento del BMI nei range di normalità sembra essere primario.
Ma come non considerare anche l’elemento “attività fisica” nelle opzioni terapeutiche? L’esercizio fisico svolto con regolarità produce effetti antinfiammatori nell’organismo ed è in grado di proteggerlo dalle patologie associate all’infiammazione cronica. Questi effetti vengono mediati, in particolare, da una riduzione del tessuto adiposo, e dalla conseguente riduzione delle adipochine da questo rilasciate, da un riequilibrio dell’assetto ormonale ed una migliore sensibilità dei tessuti all’insulina. Perchè gli effetti benefici dell’esercizio possano essere massimizzati, è importante inserirlo nel proprio stile di vita, gestendo opportunamente i vari parametri allenanti per il controllo dello stress, che può contribuire all’insorgenza o ad un peggioramento della malattia.
Italian Medical Research
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